Nella pesca, il nodo è uno dei protagonisti assoluti di ogni montatura. Sia quando si sta a terra che quando si esce in barca, siamo chiamati a realizzare diversi tipi di nodo: di giunzione, per ami e girelle, di fermo.
Bisogna vedere le proprie montature come una lunga catena in cui ogni elemento è un anello. La forza della catena è pari a quella dell’anello più debole: quando si spezza, la pesca è finita.
I pescatori negli anni hanno inventato e sperimentato moltissimi nodi e spiegarli tutti è quasi impossibile. Esistono però i grandi classici: dei nodi semplici che han fatto la storia e che ormai rappresentano un punto fermo nell’esperienza di tanti appassionati di pesca.
In questa guida, scritta insieme agli esperti del settore di Extra Fishing Gear, raccontiamo cosa distingue un nodo scarso da uno ben fatto, alcuni principi della realizzazione dei nodi da pesca e la tecnica per realizzare alcuni di quelli più famosi e diffusi.
Nodi da pesca: la tecnica
La prima cosa da avere chiara prima di partire è come funziona un nodo. Può sembrare banale chiederselo, dato che di nodi ne facciamo molti anche senza bisogno di andare a pesca, ma in realtà è un punto importante da cui iniziare. In genere un nodo è fatto da una serie di spire che chiudono un’ asola bloccandosi su se stesse e strozzando il filo. Ogni nodo declina questa definizione in maniera diversa a seconda della sua geometria e realizzazione.
Quello che i nodi cercano di evitare è che il filo si rompa. Questo accade quando viene sottoposto a una trazione superiore alla sua portata, quindi si stira e il suo diametro si assottiglia fino a rompersi. Nella zona del nodo, la trazione fa in modo che esso stringa e si compatti sempre di più sul filo. Immaginiamolo come uno stritolamento, una ghigliottina che comporta, nei casi più estremi, la deformazione del filo e una sua rottura. Queste zone, in gergo, si dicono punti di rottura.
Esistono moltissimi tipi di nodo ed è vero che alcuni sono migliori di altri. Ma non facciamoci ingannare: il nodo perfetto non esiste, esiste solo un nodo ben fatto.
Un nodo semplice ben realizzato fa il suo dovere meglio che qualsiasi nodo avanzato, ma realizzato in maniera non precisa. Oltre alla qualità tecnica del nodo è anche importante quella del filo: più è alta e meno dovremo preoccuparci che ci lasci per strada.
Nodi da pesca: due dei più famosi
Per fare un nodo come si deve bisogna fare attenzione soprattutto a tre cose che valgono per tutti quelli che presenteremo oggi:
- Che le spire siano ben affiancate. Non si devono mai sovrapporre e non devono essere staccate l’una dall’altra.
- Che il nodo sia ben lubrificato quando viene stretto.
- Che sia stretto ma non troppo. I nodi vanno infatti accostati e non serrati.
Uno dei nodi classici più famosi è l’improved clinch. La sua difficoltà è bassa e da molti è addirittura considerato il più semplice di tutti. Ha una tenuta circa del 90% ed è ottimo per le legature sugli occhielli di ami e girelle. Ecco le istruzioni per farlo:
- Facciamo passare un capo del filo dentro l’occhiello.
- Fatto uscire dall’occhiello avvolgiamolo con 4/5 spire.
- Concluse le spire facciamo passare il filo avanzato dalle spire dentro l’asola creatasi tra l’occhiello e le spire.
- Facciamo passare ancora l’eccedenza nell’asola che si è creata dopo il terzo passaggio.
- Stringiamo leggermente, lubrifichiamo e stringiamo a morte.
Poi abbiamo il nodo palomar, un altro nodo molto famoso, semplice e veloce. E’ molto comune nella traina, data la bassa riduzione del carico di rottura del filo. Per realizzarlo:
- Facciamo passare un capo del filo due volte nell’occhiello.
- Con il filo doppiato eseguiamo un semplice nodo.
- Nell’asola creatasi nel 1° passaggio facciamo passare il nostro amo/girella.
- Stringiamo lentamente facendo attenzione che sia tutto ordinato.
- Chiudiamo la stretta a morte.
Per chi è agli inizi consigliamo di sperimentare con questi due, si tratta infatti di nodi adatti a tutti i pescatori, esperti e meno esperti.
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